Visti di sponsorizzazione: il settore dell’ospitalità

Buon martedì!

Con l’articolo di settimana scorsa sono nate diverse discussioni – pacifiche – riguardo al lavoro nelle farm e al rinnovo del WHV.

In particolare un commento su Facebook mi ha messo di fronte un punto di vista decisamente diverso rispetto al mio. Una ragazza mi ha fatto notare che non tutti arrivano in Australia con le stesse intenzioni (o sogni) che avevamo il mio compagno ed io. Alcuni ragazzi arrivano qui magari senza qualifiche o esperienza lavorativa, decidono di non studiare, rinnovano il Working Holiday Visa lavorando in farm e durante il secondo anno riescono a trovare uno sponsor, lavorando in ristoranti come camerieri e simili.

Sono persone che cercano di rimanere qui a prescindere dal lavoro che fanno o faranno perché l’importante per loro è continuare a vivere in questo paese. Questo è un approccio certamente diverso rispetto al nostro, che non solo volevamo riuscire a rimanere in Australia ma anche costruirci una carriera lavorativa soddisfacente.

Il commento mi ha fatto pensare molto. Sicuramente ho guardato la questione da un’altra prospettiva, io che sprono sempre a cercare di qualificarsi se non si ha nulla in mano, e mi ha anche spinto a fare un po’ di ricerche. Quello che volevo capire era se fosse effettivamente possibile farsi sponsorizzare come cameriere perché, nonostante avessi già sentito questa cosa in un paio di occasioni, non credevo fosse realmente possibile.

Perché non pensavo fosse fattibile? Perché secondo quanto c’è scritto nel sito dell’immigrazione uno dei requisiti per poter richiedere un qualsiasi visto di sponsorizzazione, è che l’applicante dichiari un’occupazione elencata nella lista CSOL (Consolidated Skilled Occupation List). Cameriere non c’è, la sottoscritta lo sapeva e per questo si è impuntata a voler capire meglio. Sono entrata in modalità detective e ho scoperto parecchie cosette interessanti.

I fatti

Da quel che ho trovato online, le cose hanno iniziato a cambiare già nel 2011. Il settore dell’ospitalità in Australia è in costante crescita e c’è parecchia carenza di lavoratori, sia qualificati che non. Con lavoratori qualificati mi riferisco a:

  • chef
  • cuoco
  • manager di bar e/o ristoranti
  • hotel manager

e lavoratori non qualificati:

  • aiuto-cucina
  • camerieri
  • barman
  • staff dei bar

Finora la sponsorizzazione di persone non skilled (non qualificate) come cameriere e barman è avvenuta tramite delle eccezioni alla regola e dei labour agreement. Non entro nei dettagli, tranquilli.

Visti di sponsorizzazione e Tony AbbottNel 2014 l’attuale governo australiano, con a capo Tony Abbott che personalmente mi fa venire in mente un serpente, un topo e Berlusconi uniti in un solo essere, ha iniziato a valutare una possibile riforma nel visto 457, il visto temporaneo di sponsorizzazione più conosciuto. Pare che vogliano facilitare il processo di sponsorizzazione per quegli immigrati che rientrano nella categoria dell’ospitalità e turismo, sia qualificati che non.

Il tutto è nato da una richiesta fatta dall’associazione Restaurant and Catering Australia, che ha presentato al governo una richiesta ufficiale di revisione delle regole.

I numeri

Il settore del turismo e dell’ospitalità contribuisce all’economia australiana con 128 miliardi di dollari all’anno. Non poco di certo.

Il CEO dell’associazione Restaurant and Catering Australia ritiene che la crescita di questi due settori strettamente correlati tra loro, sia stata frenata parecchio per l’impossibilità di trovare personale da assumere.

Nel 2014 il settore dell’ospitalità ha infatti visto un deficit di 35,800 lavori e prevedono che quest’anno il numero aumenterà a 56,000. Significa che ci sono tutti questi posti di lavoro disponibili e non abbastanza persone che riescano ad occuparli.

Sembra inoltre che entro Novembre 2017 il tasso di crescita delle posizioni lavorative in caffè, ristoranti e servizi di take away aumenterà del 8.1% (o di 42,700 lavori), più di qualsiasi altro settore nell’economia australiana.

E’ evidente come ci sia bisogno di una soluzione a livello dell’immigrazione per riuscire a indirizzare più lavoratori immigranti, sia qualificati che non, verso il settore dell’ospitalità.

Aiuto-cucina, cameriere, manager di caffè/ristoranti e chef sono i lavori più richiesti in assoluto in questo settore e continueranno a crescere.

Questo quanto dichiarato da John Hart, il CEO dell’associazione Restaurant and Catering Australia. E ancora:

C’è bisogno di far tornare queste occupazioni nella lista CSOL e supportare la vitalità delle 33,000 attività del settore dell’ospitalità australiano.

La proposta per il visto di sponsorizzazione

Nella richiesta di revisione delle regole del visto 457 inviata da Restaurant and Catering Australia al governo, ci sono questi tre punti chiave.

1. Ampliamento della copertura a camerieri e staff dei bar

Per poter essere sponsorizzati bisogna dichiarare una professione che sia elencata nella CSOL e al momento attuale figure come cameriere, aiuto cuoco, barman etc… non compaiono, perché sono considerate non-skilled (non qualificate). Nella proposta viene quindi richiesto di poter ampliare la copertura del visto di sponsorizzazione 457 anche a loro, data la carenza di personale che si sta verificando nel settore dell’ospitalità.

2. Abbassamento del livello minimo di inglese

Nella proposta viene richiesto di abbassare la soglia minima di inglese necessaria per poter richiedere il visto 457, almeno per quanto riguarda gli chef e cuochi.

Al momento attuale uno dei requisiti per poter ottenere un visto 457, è quello di dimostrare di avere un inglese almeno vocational, quindi bisogna ottenere almeno 5 in tutte le sezioni del test IELTS.

L’associazione Restaurant and Catering Australia chiede di abbassarlo ad un livello functional, che corrisponde ad un punteggio di 4. La motivazione è il fatto che spesso cuochi e chef nelle cucine non hanno bisogno di saper parlare o scrivere un inglese di livello 5. Il loro è il linguaggio della cucina, almeno così afferma l’associazione.

Per quanto riguarda posizioni come cameriere, manager di ristoranti, supervisori (quindi persone che devono comunicare con i clienti), l’associazione ritiene che sia giusto assicurarsi che il livello di inglese sia un po’ più alto e accennano ad un livello di 4.5 nel test IELTS (livello che a me personalmente sembra troppo basso per una persona che deve saper comunicare decentemente).

3. Abbassamento della soglia minima di salario

Uno dei requisiti che lo sponsor deve dimostrare di riuscire a mantenere durante tutta la durata del visto di sponsorizzazione, è quello di assicurare un salario minimo annuale di 53,900 AUD alla persona che ha assunto (questa soglia è chiamata Temporary Skilled Migration Income Threshold – TSMIT).

Questa regola è nata per aiutare l’immigrato sponsorizzato a stabilirsi in Australia e affrontare le necessarie spese di ricollocamento, oltre ad evitare che ci possa essere una sorta di sfruttamento e che gli immigrati vengano assunti e pagati meno rispetto agli australiani.

Visti di sponsorizzazione e salario minimo La richiesta dell’associazione è quella di togliere questa soglia minima e farla invece corrispondere al salario minimo per la determinata professione (ad esempio per uno chef di 1° livello).

Perché eliminare questa soglia? Perché spesso il salario medio di una persona che lavora nel settore della ristorazione è inferiore ad essa, quindi è inferiore a 53,900 AUD.

Ciò accade in particolare modo per posizioni come quella del cuoco, dove la media dello stipendio è di 48,000 AUD all’anno. In diverse occasioni i lavoratori australiani si sono lamentati e hanno chiesto un aumento di stipendio per poter avere una parità di salario tra loro e gli immigrati, nonostante il datore di lavoro stesse comunque rispettando i minimi salariali per il settore.

Inoltre molti gestori di ristoranti decidono di non sponsorizzare perché non pensano di poter riuscire a garantire la soglia di 53,900 AUD imposta dall’immigrazione.

Attuando il cambiamento proposto non ci sarebbe più disparità tra il salario di un immigrato sponsorizzato e quello di un australiano. I datori di lavoro saranno inoltre più inclini a sponsorizzare perché dovranno solo assicurare lo stipendio minimo industriale, esattamente come con qualsiasi altra persona assunta che non sia sotto visto di sponsorizzazione.

I salari minimi divisi per categoria di lavoro e per livello si possono trovare nel sito Fairwork, del quale avevo accennato anche nell’ultimo post.

Conclusioni

I cambiamenti delle regole per il visto 457 NON sono ancora stati messi in atto, nonostante siano stati richiesti un anno fa. Presumo che il governo si stia facendo i suoi calcoli e ragionamenti. Appena ci saranno novità aggiornerò il post.

Come avete visto, anche questa volta l’articolo è nato grazie ai vostri commenti e alla vostra partecipazione, perciò vi sprono a continuare ad essere attivi e ad esprimere il vostro pensiero o la vostra esperienza personale riguardo a questo argomento. Che sia qui sotto o in Facebook non importa, leggo sempre tutto.

E poi…che dire…da adesso in poi dovrò cambiare il modo in cui rispondo a quelli tra voi che mi contattano per chiedere consigli. Sono sempre stata una fervida sostenitrice della  – quasi – impossibilità di riuscire a trovare uno sponsor per chi arriva qui senza nulla in mano (qualifiche e/o esperienza lavorativa) e magari proprio nel settore dell’ospitalità. Credo sia molto difficile (perché in realtà lo è, almeno finché non cambiano le regole) e personalmente non lo trovo neppure molto soddisfacente: io non sarei molto felice di farmi sponsorizzare come cameriere e dover rimanere per anni con il mio sponsor facendo questo lavoro.

Questa però è solo la mia visione, ognuno nella vita ha i propri obiettivi, la propria esperienza passata sulle spalle, il proprio carattere.

Non posso far altro che augurare il meglio a tutti quelli che vogliono ottenere un visto per rimanere in Australia, indipendentemente dal lavoro che faranno. Se questi cambiamenti verranno messi in atto, sono sicura che molti di voi troveranno la propria strada e avranno la possibilità di rimanere qui più a lungo e poter chiamare l’Australia la propria casa.

Francesca


Informazioni aggiuntive

Visti lavoro – Emigrare in Australia
CSOL

Fonti

Submission to the independent integrity review
Macrobusiness.com.au

There are 16 comments

  1. Gentile Francesca,
    io faccio parte dei lavoratori della categoria turismo, sono un addetto a ricevimento con 11 anni di esperienza, posso anche propormi come caporicevimento, vorrei sapere se ne sai qualcosa o se la mia qualifica professionale è cercata o meno. A quanto sapevo essendo equiparato a un lavoro impiegatizio è praticamente impossibile trovare lavoro in australia dall’italia, altra domanda che volevo fare è si può venire in australia con un visto turistico e cercare lavoro e poi tornarci una volta che si trova chi sponsorizza?
    Poi rispondermi alla email?
    Cordialmente
    Giuliano

    1. Ciao Giuliano, ufficialmente il visto turistico non è fatto per cercare lavoro, però nessuno di vieta di buttare un occhio in giro.
      Non sono esperta del tuo settore, mi dispiace!
      In bocca al lupo

  2. Ciao Francesca,quest’articolo è molto interessante,come gli altri che hai pubblicato….ti seguo gia da diverso tempo ho letto i tuoi libri,che mi hanno coinvolto a volte anche emotivamente,ti faccio i miei complimenti anche a mr Big,non capisco i commenti di Rosa,forse è capitata per caso su questo blog ed era il suo primo articolo,forse non conosce la tua storia,ne i sacrifici che avete fatto……..cmq volevo dire che io personalmente sceglierei sempre di fare un percorso simile al vostro,un paese che a 28-29 anni ti da ancora la possibilità di studiare e soprattutto di entrare nel mondo del lavoro in un segmento più alto della società deve essere sfruttata al meglio possibile,se “pulisco i cessi”(ogni lavoro al mondo da DIGNITA’)in italia che senso ha venire in Australia a “pulire i cessi?”credo la forma sia la stessa……se vuoi cambiare devi volerlo fare in tutto e cercare di migliorare la propria posizione….crearsi il sogno australiano………bisognerebbe prendere il meglio e il più possibile da questo blog come insegnamento…….continua cosi Francesca…..a noi piaci cosi’

    1. Ciao Federico, grazie infinite per le tue parole e il supporto, ne ho davvero bisogno!
      Concordo con quello che hai scritto, anch’io rifarei il nostro stesso percorso però è anche giusto mettersi a guardare le cose da una prospettiva diversa e offrire possibilità e informazioni a tutti, indipendentemente da cosa si scelga di fare.
      Come ho già scritto in risposta ad alcuni commenti su Facebook, non considero assolutamente certi lavori come di seconda classe, né discrimino. Ognuno sceglie la propria strada e di conseguenza la propria vita. A me non importa il lavoro che fanno le altre persone, ho grande rispetto per chiunque lavori, l’importante è che siano felici e che ognuno rispetti le decisioni degli altri senza giudicare e senza invidia.
      Grazie ancora!!!

  3. Ciao Francesca, congratulazioni per il blog pieno di info utili specie per le persone che lavorano nell’ospitalità. La generosità, vedo, è una delle tue caratteristiche.

    Io sono una pensionata italiana, ottima conoscenza delle lingue francese e inglese, già ospite della meravigliosa Australia (più precisamente South Melbourne) per cinque volte, una delle quali per circa un anno, in visita alla mia anziana mamma (che non c’è più).

    Ora vorrei tornarci in pianta stabile, (cos’è il PR?), ma mi domando se c’è questa possibilità per una pensionata? Che tipo di visto bisogna chiedere? Come farmi “sponsorizzare” visto che i miei pochi ma cari amici australiani NON sono proprio benestanti? Sarà possibile, eventualmente, lavorare occasionalmente ma NON tutto l’anno? (marketing, Pubbliche Relazioni, insegnamento lingue, attività online, COUNSELLING (master canadese). (Ma anche baby-sitting, ecc)
    Immagino che sarai oberata di impegni, ma ti sarei veramente grata se potessi trovare
    qualche minuto anche per me.

    GRAZIE ! Irene

    1. Ciao Irene, grazie per le tue parole!
      Ho risposto proprio ieri ad una domanda simile nel forum.
      Esiste l’investor retirement visa – subclass 405 ma ottenerlo non è molto semplice. Come dice già il nome del visto c’è di mezzo un investimento, e non di poco, e consente di lavorare per un massimo di 40 ore bisettimanali.
      I visti di sponsorizzazione hanno un limite di età massimo fissato a 50 anni (ci sono le eccezioni però per certe categorie di persone) perciò non credo che tu possa chiederlo.
      Non posso spiegare tutti i requisiti e i dettagli del visto per pensionati, se vuoi puoi approfondire leggendo la pagina ufficiale del governo o il manuale sui visti che ho scritto.
      Un grosso in bocca al lupo!

  4. Non sapevo esistesse la possibilità di ottenere la PR “pulendo cessi” come dice lei. Qualcosa non torna. Il punto è che non tutti hanno la fortuna di dipendere dal visto di qualcun altro come nel tuo caso, quindi si adattano a fare qualsiasi lavoro purché possano ottenere lo sponsor ed in futuro la PR e pianificare il proprio futuro qui.

    1. A me sfugge invece la tua cattiveria nei miei confronti. Mi sono adattata anch’io a fare qualsiasi lavoro, nello specifico pulire cessi, per poter pagare la scuola che mio marito ha frequentato e successivamente il visto che abbiamo richiesto. Non sarò stata io a richiedere come applicante primario il permanent, ma per noi è una conquista di entrambi, non solo di uno dei due. Mi dispiace che tu non lo capisca ma dal tuo atteggiamento non mi sorprende neppure molto. Buona fortuna nel tuo percorso.

    2. Ciao Rosa, potresti specificare cosa vuoi dire con “scrivere finti articoli”? E’ da molto tempo che seguo Francesca e se c’e’ una cosa che non ho mai visto sono appunto finti articoli. Ogni cosa che scrive e’ sempre accompagnato da fonti ufficiali, cosa che spesso, o quasi sempre, non si trova su altri siti. Quindi su questo punto non riesco proprio a capire quello che intendi.
      Devo darti ragione sull’impossibilita’ d’ottenere la PR pulendo cessi, ma se tu avessi letto anche minimamente il blog avresti compreso il suo vero significato. Francesca e il suo compagno si sono dati da fare per due anni, pulendo cessi, così’ da potersi pagare gli studi, qualificarsi e ottenere il visto permanente. Non riesco proprio a capire il tuo accanimento nei suoi confronti, ma purtroppo l’invidia porta fuori il lato peggiore delle persone. Se posso darti un piccolo consiglio sarebbe quello di leggere “La storia di un’immigrata allo sbaraglio”, sono sicuro che in seguito le tue considerazioni saranno molto diverse.

  5. La signorina Francesca ora discrimina anche… Troppo facile prendere un visto permanente passando tutto il giorno a scrivere finti articoli… Ah ma lei ha il defacto.

    1. Finti articoli? Defacto? Il visto permanente non l’ho ottenuto scrivendo articoli tutto il giorno ma pulendo cessi per due anni e non ho il defacto. A prescindere da questa precisazione mi piacerebbe capire perché pensi che siano finti i post che scrivo, quando tra l’altro metto i link alle fonti ufficiali. Ah, non sono signorina ma signora, grazie.

  6. La decisione di vivere l’ Australia in un modo piuttosto che in un altro ovviamente dipende molto anche dall’età e di conseguenza dal visto. Personalmente potendomi permettere di applicare solamente per lo student ho deciso di avviare un percorso abbastanza specifico piuttosto che scegliere un qualsiasi corso che mi permettesse di vivere un’esperienza di breve durata – o chissà magari ugualmente lunga, ma con aspettative diverse -, eppure relativamente costosa se si considera che i corsi abbiano il loro costo. In questo sono più vicina alla tua esperienza.
    Senza considerare che chi ha 30 anni ha quasi sicuramente voglia ed esigenza di avere un quadro chiaro. Se avessi avuto 20 anni molto volentieri avrei fatto un’esperienza molto più libera tale da girare anche più posti, mentre la scuola adesso mi lega a una città per tutta la sua durata. Inoltre ho ragionato molto sull’offerta in base alle mie qualifiche e mi sono resa conto che avere un diploma potrà aiutarmi sicuramente ad affermarmi come chef. Inoltre con il temporary graduate visa 485 posso restare altri 18 mesi full time o applicare per lo skilled e andare in altri paesi.

    Per quanto riguarda lo sponsor come cameriere non so se sono d’accordo: io ho scelto l’ Australia proprio perché il settore dell’hospitality è forte e di conseguenza avere uno sponsor nel campo è quello che m’interessa. Ovvio che nel mio caso praticando come chef sia diverso, ma la mia formazione è stata innanzitutto di cameriera fino a diventare maitre e in quanto tale lo stipendio è ottimo.
    Forse ti riferisci a chi si trova “incastrato” a fare un lavoro che non gli piace, ma do per scontato che chi è giovane ha sempre tempo ed energie per poter cambiare – me lo auguro almeno -, mentre chi come me ha più di 30 anni è il caso che si faccia bene i conti prima di partire e sappia cosa ha da offrirgli il paese che lo ospita. E’ assolutamente vero che non sempre sia possibile ottenere il lavoro per cui si è qualificati e lì bisogna fare una scelta: restare pur facendo ciò che non piace – e poi chissà – o tentare e ritentare e se va male rifare i bagagli? Se poi c’è una famiglia di mezzo bisogna farseli MOLTO bene i conti.

    1. Concordo su tutto!
      Unica cosa…non mi riferisco a chi si ritrova “incastrato”, ma a chi decide volontariamente di non investire in un corso di studi pur non avendo qualifiche o esperienza lavorativa significante, nonostante il fatto di studiare potrebbe agevolare nella richiesta di un visto e nella propria carriera lavorativa. Ce ne sono molte di persone così e nonostante non sia completamente d’accordo con questo punto di vista, ho voluto cercare di scrivere qualcosa anche per loro e in ogni caso per tutti quelli nel settore dell’ospitalità!
      In bocca al lupo per il tuo corso di studi :-)

  7. Congrats Francesca!

    Ottimo lavoro come sempre! Effettivamente, anche io se dovessi emigrare in Australia lo farei con in testa l’obbiettivo di costruirmi una carriera lavorativa soddisfacente.
    Tuttavia è bene valutare anche altre aspirazioni e vagliare ogni possibilità per poter restare in quell’angolo di paradiso, compresa quella di lavorare per il settore dell’ospitalità.

    Grazie per le informazioni, hai dettagliato in maniera efficiente senza appesantire la lettura.

    Un abbraccio!
    Angelo

    1. Grazie Angelo, l’intento era proprio quello di osservare la questione da un altro punto di vista, successivamente mi sono ritrovata a scoprire altre cose che penso possano dare un barlume di speranza a tutti quelli che vorrebbero trovare un lavoro nel settore hospitality, come chef, cuoco, barman e via dicendo, a prescindere dal discorso cameriere!
      Un bacio

Comments are closed.