Il 1° dicembre 1948, alle 6.30 del mattino, un uomo in giacca e cravatta viene ritrovato morto sulla spiaggia di Somerton, Adelaide.
Il corpo giace sulla sabbia con la testa appoggiata sull’argine e i piedi incrociati, rivolti verso il mare.
Ha una sigaretta sull’orecchio destro e una sul colletto della camicia. L’etichetta della giacca, così come quella dei pantaloni, è stata rimossa e le scarpe sono talmente pulite che sembra essere arrivato sulla spiaggia senza camminare sulle proprie gambe. Nessun portafoglio né documenti di identità. Non ha nessun segno particolare se non che il suo abbigliamento è troppo pesante per il caldo della città in quel periodo.
Qualche giorno dopo viene ritrovata una valigia abbandonata in aeroporto che conteneva vestiti le cui etichette sono state strappate, come quelle della vittima. L’unica etichetta rimasta aveva un nome inciso sopra T. Keane. Ma ci ritorneremo tra poco.
Il fatto diventa subito di interesse di tutti, sia in Australia che all’estero, per dei motivi ben precisi: siamo in piena Guerra Fredda, nelle tasche dell’uomo viene ritrovato un foglio strappato con una scritta che sembra essere un codice segreto e l’identità del cadavere rimane un enigma senza una risposta per decenni.
Ma cosa c’era scritto sul foglio strappato?
Tamam Shud, che in persiano significa “finito” o “concluso”.
Quel particolare foglio di carta apparteneva ad una prima edizione estremamente rara di una traduzione di Edward FitzGerald delle Rubʿayyāt, una raccolta di poesie persiane.
Quando il libro da cui era stata strappata la pagina viene ritrovato, all’interno c’era anche un numero di telefono australiano.
Il numero appartiene ad una donna: Jessica Thomson (conosciuta successivamente come Jessica Powell). Quando viene interrogata dalle autorità, inizialmente sembra evasiva e disinteressata, ma quando le mostrano la foto dell’uomo è sconvolta e sul punto di svenire. Nonostante questo, Jessica rimane ancorata alla sua versione fino alla morte: non conosce la vittima.
Tuttavia, numerosi dettagli alimentano i sospetti riguardo la sincerità delle sue affermazioni:
- Jessica aveva posseduto una copia del Rubʿayyāt, che aveva ceduto ad uomo di nome Alfred Boxall. Boxall verrà considerato per anni il misterioso uomo di Somerton fin quando viene ritrovato vivo e con la sua copia del libro integra.
- Robin, il figlio di Jessica, e l’uomo di Somerton presentano dei tratti fisici in comune: ad entrambi mancano gli incisivi anteriori e hanno la stessa rara struttura dell’orecchio (le probabilità che si trattasse di una coincidenza sono stimate in 1 su 10/20 milioni).
Ma la rivelazione più scioccante giunge da sua figlia, la quale confessa che sua madre aveva mentito alla polizia e che in realtà conosceva l’identità dell’Uomo di Somerton.
Nonostante questo, Jessica chiede alla polizia di rimanere anonima e la richiesta viene approvata, privando le indagini di una delle piste più promettenti.
Decine di ipotesi si sono susseguite dagli anni Cinquanta ad oggi ma la più attendibile arriva ad agosto del 2022: Derek Abbott e Colleen Fitzpatrick riescono a ricostruire l’albero genealogico della vittima grazie all’analisi del DNA dei capelli della vittima. Restringono il campo d’indagine e arrivano ad un nome: Carl Webb, un ingegnere che sembra non abbia certificato di morte.
Carl Webb era nato nei sobborghi di Melbourne nel 1905 ed era sposato con una donna di nome Dorothy Robertson. Si sapeva anche che aveva una sorella sposata con un uomo di nome Thomas Keane, lo stesso nome trovato sui vestiti dell’Uomo di Somerton.
Nonostante queste scoperte intriganti, ulteriori ricerche sono in corso e al momento non ci sono elementi sufficienti per confermare alcuna delle teorie riguardo all’identità e alla morte dell’Uomo di Somerton.
Questa vicenda rimane ancora oggi un mistero irrisolto.
Tu la conoscevi già?